Perché scattare in RAW è fondamentale nella fotografia sportiva
Scattare in RAW non è una scelta da tecnofili. È una decisione pratica, concreta, che può fare la differenza tra una foto riuscita e un’occasione persa. Chi fotografa sport sa bene quanto ogni azione sia irripetibile. Quando un atleta taglia il traguardo, quando un placcaggio cambia l’inerzia di una partita, quando la tensione si legge in uno sguardo: non ci sono secondi tentativi. Se sbagli esposizione, bilanciamento del bianco o metti a fuoco in condizioni difficili, solo un file RAW può darti una chance di recupero.
Il RAW è, in sostanza, il negativo digitale. A differenza del JPEG, non è compresso, non è interpretato dalla fotocamera, non ha saturazione o contrasto preimpostati. È un file grezzo, pesante, ma ricco di informazioni. E proprio in quelle informazioni c’è la salvezza di tanti scatti “al limite”.
Uno dei vantaggi più evidenti riguarda le luci difficili. Nello sport ci si trova spesso con ombre taglienti, controluce duri, campi illuminati a zone o palestre con neon tremolanti. Il RAW permette di recuperare le alte luci bruciate, di tirare su le ombre senza creare artefatti, di correggere dominanti di colore causate da luci miste. Una maglietta bianca che sembrava perduta sotto il sole può tornare leggibile. Un volto sotto il casco, inizialmente nero, può riemergere con dettaglio e contrasto naturale.
Altro punto fondamentale è il bilanciamento del bianco. Con il JPEG, ciò che viene salvato è definitivo. Se sbagli la temperatura colore in campo, non c’è molto da fare dopo. Col RAW, invece, puoi regolare il bilanciamento in post con precisione chirurgica. Puoi passare da un’immagine giallastra o verde a un tono naturale, semplicemente spostando due cursori. Per chi scatta indoor, dove spesso convivono LED, neon e luce ambiente, è una possibilità vitale.

C’è poi la questione della nitidezza e del rumore. I JPEG tendono a essere “spinti” in camera, con sharpening aggressivo e riduzione rumore invasiva. Col RAW, puoi scegliere tu quanto dettaglio mantenere, che tipo di grana conservare, come ottimizzare il file per la stampa o per il web. Questo è particolarmente utile quando si lavora ad alti ISO, come capita spesso in gare serali o in inverno. Un file RAW ben gestito regge molto meglio l’amplificazione del segnale.
E il range dinamico, infine, è ciò che rende il RAW davvero superiore. In condizioni estreme — pioggia, luci artificiali, riflessi su superfici bagnate — puoi recuperare fino a tre o quattro stop di esposizione. È come avere un margine d’errore tecnico integrato, che ti permette di concentrarti sull’azione senza paura di perdere tutto per un’impostazione leggermente fuori fuoco.
Certo, il RAW ha anche dei contro. I file sono più pesanti, richiedono più spazio e tempi di post-produzione. Ma oggi quasi tutte le mirrorless e reflex moderne permettono di scattare in RAW+JPEG, mantenendo l’immediatezza per l’invio veloce e la qualità per l’archivio finale.
Un caso concreto: una partita di rugby giocata sotto la pioggia. In JPEG, i giocatori sembravano sagome nere contro un cielo bianco. I dettagli delle facce, dei numeri, delle espressioni erano persi. Con il RAW puoi recuperare i toni, bilanciare il cielo e far emergere l’azione in tutta la sua drammaticità. Non una foto perfetta al primo colpo, ma una foto recuperabile, viva, vera.
In definitiva, se vuoi crescere come fotografo sul campo, il RAW è un alleato che non puoi ignorare. Non serve essere nerd né post-produttori incalliti. Basta voler controllare il proprio lavoro fino in fondo. Perché l’attimo giusto spesso capita solo una volta. E il RAW ti permette di farlo brillare davvero.

E poi c’è un altro aspetto da non trascurare: la post-produzione è una parte integrante del processo creativo. La scelta della temperatura colore, del contrasto, della resa finale… tutto questo è soggettivo.
È il tocco personale, la firma.
C’è chi ama colori freddi e chi lavora su toni caldi, chi esalta la grana e chi la cancella. Ed è proprio qui che nasce il bello della fotografia: nel potere interpretare la realtà con il proprio sguardo.
Ma senza RAW, quel potere è limitato.