Storytelling fotografico nello sport: l’arte della selezione
Ogni fotografo sportivo lo sa: scattare è solo metà del lavoro.
L’altra metà, quella meno visibile ma fondamentale, è la selezione delle immagini. È lì che si gioca la vera partita. È lì che si trasforma una galleria di scatti in una narrazione visiva, coerente e coinvolgente. Quando ci si prepara a presentare una serie fotografica – che siano 10, 15 o 20 immagini – bisogna fare delle scelte. Scelte che non riguardano solo il gusto personale, ma una vera e propria strategia narrativa.
Ogni foto deve essere unica
Il primo principio è semplice ma fondamentale: ogni fotografia deve avere una ragione precisa per esserci.
Una serie pensata per raccontare un evento sportivo deve evitare ripetizioni. Due scatti troppo simili, magari dello stesso momento o dallo stesso punto di vista, annacquano l’efficacia narrativa. Lo spettatore perde attenzione, l’impatto emotivo si dissolve.
Ogni immagine deve raccontare qualcosa di diverso: un gesto tecnico, uno scontro, una pausa, uno sguardo, un’esplosione di gioia o un momento di silenzio. Lo storytelling è ritmo e variazione, non accumulo.
Oltre a essere uniche, le fotografie scelte devono essere forti, decise, leggibili.
Anche le immagini più statiche devono avere una tensione interna, un centro emotivo. Non basta che siano corrette tecnicamente o “carine”: devono trasmettere qualcosa.
Ogni foto selezionata deve guadagnarsi il suo posto, contribuendo a costruire la sequenza. Nessuna riempitiva, nessuna fotografia che “tanto qualcosa ci voleva lì”. Solo immagini che reggano da sole e, allo stesso tempo, funzionino in una narrazione collettiva.
Come scegliere le immagini
Il momento della selezione richiede metodo. Un approccio pratico e ripetibile permette di lavorare meglio, più velocemente e in modo coerente. Un buon sistema prevede una prima cernita rapida, una seconda valutazione narrativa, e infine la definizione della serie finale.
Nella prima fase, si scorrono rapidamente tutti gli scatti per marcare quelli che colpiscono a prima vista. Nessuna riflessione, solo istinto visivo. Poi si passa alla valutazione più attenta: si eliminano i doppioni, si confrontano le inquadrature simili, si scelgono quelle che meglio rappresentano i momenti-chiave. Infine si definisce la serie finale, scegliendo solo le immagini che hanno una forza propria e che, messe in sequenza, costruiscono un racconto visivo coerente.
Guardare la selezione finale come fosse una storia fotografica è un passaggio essenziale: funziona? Tiene il ritmo? Sorprende? Se sì, è pronta.

Coerenza stilistica
Un errore frequente è mescolare immagini a colori con immagini in bianco e nero all’interno della stessa serie. A meno che non ci sia una precisa scelta stilistica – cosa rara e difficile da rendere efficace – si tratta di una forzatura visiva che rompe l’equilibrio narrativo.
La scelta dello stile deve essere chiara e coerente. Se si sceglie il colore, va definita la direzione cromatica: toni caldi o freddi? Contrasto deciso o naturalezza? Se si opta per il bianco e nero, deve essere pulito, deciso, riconoscibile. La coerenza stilistica è parte integrante della comunicazione.
Formati: stabilità visiva
Il formato delle immagini è un altro elemento da non sottovalutare. Mescolare 3:2, quadrato, panoramico, verticali stretti e crop casuali crea una sensazione di disordine. La lettura visiva diventa faticosa, l’equilibrio si rompe.
Meglio scegliere un formato guida – ad esempio il classico 3:2 – e mantenerlo lungo tutta la serie. Piccole eccezioni possono funzionare se inserite con consapevolezza, ma la regola generale è che la coerenza dei formati rende più armonica la fruizione del racconto fotografico.
Watermark: discrezione prima di tutto
Il watermark è uno strumento utile, soprattutto nel contesto sportivo, dove le immagini possono facilmente essere ripostate senza crediti. Ma deve essere usato con attenzione.
Un watermark troppo grande o troppo visibile rovina l’immagine, distrae l’occhio, spezza l’atmosfera. Meglio posizionarlo in basso, in un angolo, con trasparenza. Deve esserci, ma non deve gridare. La forza della tua immagine deve parlare più del tuo logo.
Conclusione
Fotografare lo sport significa raccontare emozioni, energia, movimento. Ma raccontare non vuol dire solo scattare. Significa anche scegliere, costruire, presentare. Ogni serie fotografica è come un piccolo film. Ha bisogno di ritmo, pause, climax, coerenza.
La selezione delle immagini è il momento in cui il fotografo si trasforma in narratore visivo. È lì che il racconto prende forma, è lì che si fa la differenza.
Non è una questione di quantità. È una questione di sguardo, stile, intenzione.
E tutto parte da lì: scegliere bene.