Come fotografare il movimento: 5 tecniche da provare subito
Uno degli aspetti più affascinanti della fotografia sportiva, e della fotografia d’azione in generale, è la possibilità di raccontare il movimento. Ogni sport, ogni gesto atletico, ogni scena dinamica ci offre l’occasione di andare oltre l’immagine statica e cercare di trasmettere al lettore quella sensazione di velocità, di energia, di ritmo che dal vivo ci colpisce così tanto.
Fotografare il movimento non significa solo “fermare” un istante. Anzi, spesso è l’opposto: significa suggerire ciò che sta accadendo, dare l’idea di come si evolve l’azione, permettere a chi guarda la foto di immaginare quello che c’è stato prima e quello che sta per succedere.
In questo articolo esploriamo insieme cinque tecniche che possono aiutarti a lavorare proprio su questo aspetto. Sono tecniche che puoi applicare già dalla prossima volta che scatti a bordo campo, in palestra o durante un evento sportivo. Non servono attrezzature particolari, quanto piuttosto consapevolezza e allenamento.
Raccontare la velocità: il panning
Il panning è una tecnica che insegna a guardare il movimento in modo diverso. Non si tratta più di “bloccare” il soggetto, ma di seguirlo, accompagnarlo con la fotocamera, lasciando che lo sfondo si trasformi in un fluire di linee e colori. In questo modo, il soggetto appare nitido al centro della scena, mentre tutto intorno il mondo sembra scorrere.
È una tecnica che richiede pratica, perché il tempismo è fondamentale: bisogna trovare il giusto equilibrio tra velocità di movimento, tempo di scatto e fluidità del gesto. Ma quando riesce, il panning regala immagini che respirano dinamismo. Pensate a un bambino che corre lungo la fascia in un torneo di mini rugby: con il panning, quel gesto diventa racconto di velocità, energia e determinazione.

© Jaime de Diego
Il fascino del motion blur
Non sempre il movimento va controllato o ridotto. A volte è bello lasciarlo esplodere nell’immagine. Il motion blur, il mosso intenzionale, sfrutta proprio questa idea: si scelgono tempi di scatto più lenti e si accetta che il soggetto lasci una scia, che i gesti si sovrappongano, che la scena si faccia più astratta.
È una tecnica che si presta molto bene a sport dove il ritmo è fluido: danza, nuoto, ginnastica. Ma anche nel rugby dei più piccoli può funzionare: pensate a un gruppo di bambini che si muovono in massa verso la palla, una mischia informale dove braccia, gambe ed espressioni si confondono. In questi casi, un po’ di motion blur aggiunge pathos, racconta il caos e l’energia del momento.

Copyright: Lakhesis
Congelare l’attimo decisivo
Naturalmente, in molti casi vogliamo invece congelare il gesto atletico. Bloccare con precisione il momento esatto di un placcaggio, di un salto, di un goal. È la fotografia dell’attimo decisivo, che richiede tempi di scatto molto rapidi (1/1000 di secondo e oltre) e una grande attenzione nel seguire l’azione.
Non è solo questione tecnica: è anche questione di anticipazione. Il bravo fotografo sportivo impara a leggere il gioco, a prevedere quando arriverà il momento chiave, così da essere pronto a scattare. Un placcaggio perfetto, un’espressione concentrata prima di un calcio, una palla che sfiora la meta: il congelamento del gesto permette di isolare questi momenti e farli risaltare.

Copyright: Matteo Dones
Creatività con lo zoom burst
Tra le tecniche più creative, c’è sicuramente lo zoom burst. Qui il movimento non è del soggetto, ma del fotografo: durante l’esposizione, si ruota l’anello dello zoom, creando un effetto di scie che convergono verso il centro dell’immagine.
È una tecnica che si presta a situazioni particolari, quando si vuole stupire o raccontare l’energia di un ambiente. Può funzionare bene in interni, durante eventi sportivi indoor, o per dare un tocco speciale a una scena altrimenti statica. Come sempre, la sperimentazione è la chiave: non abbiate paura di provare e sbagliare.

Multiesposizione: raccontare il gesto in evoluzione
Infine, una possibilità ancora poco esplorata ma molto interessante è quella della multiesposizione. Alcune fotocamere permettono di unire più scatti in un’unica immagine, creando una sequenza che mostra le diverse fasi di un gesto.
È un modo affascinante di raccontare l’evoluzione di un movimento: un salto in ginnastica, un passaggio nel rugby, una serie di falcate in corsa. Le immagini che ne risultano hanno qualcosa di quasi cinematografico, come se condensassero il tempo in un solo frame.

Conclusione
Fotografare il movimento è, in fondo, un esercizio di sensibilità.
Ogni sport, ogni situazione, ogni istante ci chiede di scegliere:
Vogliamo congelare il gesto o suggerire la velocità?
Vogliamo raccontare la precisione o l’energia?
Non esiste una risposta unica.
Il consiglio è sempre quello di sperimentare: provate tutte queste tecniche, esplorate i diversi modi di guardare l’azione. E soprattutto, lasciate che il vostro stile emerga.
Perché la fotografia sportiva non è solo tecnica: è racconto, è emozione, è visione.