Gestire il colore nei diversi sport
Il colore è parte integrante del linguaggio fotografico. Nella fotografia sportiva, non si limita a decorare la scena: costruisce atmosfera, comunica intensità, racconta il contesto. Una partita giocata sotto il sole ha un’energia visiva diversa rispetto a un match in palestra o una gara in acqua. Ogni ambiente ha la sua impronta cromatica, e saperla gestire è fondamentale per valorizzare l’azione e raccontare al meglio ciò che accade in campo.
Ogni sport porta con sé una dominante ambientale specifica. Il verde del prato, spesso saturo e riflettente, caratterizza gli sport all’aperto come calcio e rugby. Il parquet lucido, con toni caldi o neutri, definisce l’estetica di sport indoor come basket e volley. La piscina, con il suo blu profondo, impone una palette fredda. Le superfici sabbiose, come nei tornei di beach volley, portano a dominanti gialle o beige. Questi colori influenzano direttamente la resa di pelle, divise, accessori e sfondi, ed è compito del fotografo interpretarli con coerenza.
Uno dei problemi più comuni è rappresentato dalle dominanti indesiderate. In campo aperto, specialmente in giornate umide o soleggiate, il prato può riflettere luce verde sulle carnagioni, restituendo tonalità innaturali. In palestra, le luci al neon o LED generano spesso dominanti magenta o verdi, soprattutto in presenza di luce mista. In ambienti acquatici, la dominante blu può diventare invasiva, rendendo i corpi spenti e alterando l’equilibrio cromatico generale.

Gestire il colore non significa solo correggere errori. Significa decidere come raccontare la scena, partendo da una lettura attenta della luce e dell’ambiente. Lavorare in RAW è essenziale: offre pieno controllo sul bilanciamento del bianco e sulla gamma dinamica, permettendo di correggere dominanti anche marcate senza degradare il file. In fase di scatto, può essere utile impostare manualmente la temperatura colore, soprattutto in palestra (tra 3500 e 4300 K), per avere una base più coerente già sul campo.
Durante la fase di sviluppo, le scelte cromatiche diventano parte integrante della costruzione visiva. Analizzando il lavoro di diversi fotografi sportivi, si nota un approccio ricorrente in funzione dell’ambiente di scatto. Su campi erbosi, ad esempio, viene spesso applicata una leggera desaturazione del verde, per attenuare l’impatto dello sfondo e dare maggiore risalto ai soggetti. Allo stesso tempo, è frequente l’intervento sui toni pelle, scaldandoli per creare contrasto e direzionalità visiva.
Nel contesto acquatico, il blu della piscina viene in genere mantenuto come firma visiva, parte dell’identità dello sport. Tuttavia, si interviene selettivamente sui volti e sul corpo degli atleti per recuperare tonalità naturali, evitando che risultino eccessivamente freddi o innaturali.

In ambienti indoor, è comune l’uso di maschere locali per neutralizzare il magenta su volti e mani, lasciando però inalterata la dominante su pavimenti o muri per conservare l’identità della scena. Questa gestione selettiva permette di restituire verosimiglianza, ma anche di indirizzare la lettura dell’immagine.
Il colore, nella fotografia sportiva, ha un ruolo narrativo tanto quanto la composizione o il gesto congelato. Saperlo riconoscere, controllare e orientare è ciò che consente di passare dal semplice documento all’immagine che racconta davvero. Non si tratta solo di correggere, ma di scegliere come si vuole che lo spettatore percepisca quell’azione, quel luogo, quella storia.