Ezra Shaw: lo sguardo che racconta lo sport con rispetto e verità
In un mondo dove la fotografia sportiva è spesso legata alla spettacolarizzazione, Ezra Shaw lavora in sottrazione. Non urla, non rincorre la scena perfetta: ascolta. È questo che rende il suo sguardo così potente. Senior staff photographer per Getty Images, Shaw ha costruito una carriera solida seguendo i più grandi eventi sportivi del mondo: Olimpiadi, Super Bowl, World Series, Tour de France, e molto altro.
Ma ciò che lo distingue non è il curriculum. È l’approccio. Rispetto, silenzio, osservazione, e un’attenzione profonda al contesto umano. Shaw entra in punta di piedi nelle storie che racconta e le lascia parlare da sole. Che si tratti di una gara di discesa libera o di un allenamento in un villaggio invernale dell’Alaska, lui c’è, ma non invade.

Il suo archivio è pieno di immagini che vanno oltre l’azione. Nella finale olimpica dei 100 metri, invece di concentrarsi solo sul vincitore, Shaw ha fotografato lo sguardo vuoto di chi è arrivato ultimo. Durante i Giochi Invernali in Corea del Sud, ha seguito gli allenamenti all’alba degli atleti meno celebrati, cercando storie dove nessuno guardava. E durante la pandemia, ha documentato l’assenza dello sport con immagini silenziose di stadi vuoti, piscine chiuse, palestre deserte: una narrazione dello sport fatta di pause, non solo di esplosioni.
La sua fotografia ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui World Press Photo, Pictures of the Year International, NPPA e il World Photography Award. Ma più dei premi, colpisce la continuità visiva del suo lavoro: ogni foto sembra appartenere a una narrazione più ampia, fatta di piccoli gesti, tensione invisibile, luce naturale.

Chi scatta sport oggi può imparare moltissimo da Ezra Shaw. Tecnica pulita, composizione essenziale, ma soprattutto: visione. È uno di quei fotografi che non inseguono solo l’azione, ma cercano il significato
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