Velocità e potenza: come fotografare l’atletica leggera
Catturare l’essenza dell’atletica leggera è un esercizio di sintesi. È lo sport della velocità, della tensione muscolare, della potenza espressa in pochi secondi. Ma è anche uno sport fatto di attesa, di silenzi, di rituali che precedono l’esplosione del gesto.
La fotografia in questo contesto non può limitarsi a essere un resoconto. Deve interpretare. Per ogni disciplina c’è un tempo, un’angolazione, una tecnica differente. Serve occhio, preparazione e la capacità di anticipare.
Vediamo insieme come affrontare le principali specialità dell’atletica leggera con uno sguardo fotografico consapevole e narrativo.
I 100 metri: anticipare l’esplosione
La gara regina della velocità richiede riflessi pronti e una padronanza assoluta della macchina fotografica. I 100 metri non concedono seconde possibilità. Dal momento dello scatto alla partenza, l’azione si consuma in meno di 10 secondi. E ogni scatto deve dire qualcosa.
Il posizionamento ideale è a lato dei blocchi, leggermente arretrato, oppure all’arrivo con una lente medio-tele (135-200mm). L’obiettivo è raccontare la partenza, la fase di spinta, l’accelerazione.
I tempi di scatto devono essere molto rapidi: almeno 1/1600 sec per congelare il gesto. Ma può valere la pena, se sei più distante, di abbassare a 1/1000 sec e lasciare un filo di blur sulle gambe per suggerire la velocità.
L’uso della raffica è fondamentale. Ma ancora di più lo è la capacità di leggere il gesto: se riesci a cogliere il momento in cui il piede stacca da terra o il volto si contrae nello sforzo massimo, hai raccontato la gara.

Il salto in alto: gestire la sospensione
Qui il ritmo cambia. La tensione si concentra prima del gesto. Il salto in alto è fatta di rincorsa, esplosione e sospensione. La fase più interessante da raccontare fotograficamente non è solo quella del salto, ma anche l’attesa, il momento in cui l’atleta guarda l’asticella, si concentra, visualizza il gesto.
Durante il salto, il momento più fotografico è quello del superamento dell’asticella. Da un lato lungo campo, con un 70-200mm, puoi cogliere la torsione del corpo. Da dietro, invece, puoi raccontare la parabola intera con uno scatto più scenografico, magari grandangolare se ti trovi vicino.
Il tempo di scatto deve essere comunque rapido (1/1000 o superiore), ma qui puoi giocare con lo sfondo: usare diaframmi aperti (f/2.8 – f/4) per staccare l’atleta e raccontare la leggerezza del gesto.

Il lancio del giavellotto: tensione, gesto, traiettoria
Tra le specialità più grafiche, il giavellotto offre l’opportunità di cogliere tutta la tensione nel corpo. Il gesto è lungo, costruito, carico di energia.
Fotograficamente, si presta a due interpretazioni: il momento della rincorsa e quello del rilascio. Nel primo caso puoi giocare anche con il panning, seguendo l’atleta e lavorando su un tempo intermedio (1/250 o 1/320), per suggerire lo slancio. Nel secondo caso devi congelare il gesto al massimo della torsione: 1/1600, se non di più.
Il posizionamento migliore è leggermente laterale, con la giusta distanza per avere il braccio teso, il viso visibile e la traiettoria del giavellotto che si intuisce o compare in alto nella composizione.
Salto in lungo: narrazione in sequenza
Il salto in lungo si presta molto bene a una narrazione fotografica a più fasi: la rincorsa, lo stacco, il volo, l’atterraggio. Qui, più che altrove, vale la pena di scattare in sequenza e magari selezionare due-tre immagini da mettere insieme per raccontare l’azione completa.
Il momento più iconico è ovviamente lo stacco o il gesto in volo. Da una posizione laterale e bassa, con una focale tra 85 e 135mm, puoi isolare il corpo sospeso con un tempo di 1/1250 o più veloce.
Attenzione all’espressione e alla linea del corpo: se riesci a catturare un gesto pulito, con le braccia e le gambe tese, lo scatto acquista potenza.

Corse su pista: il ritmo e la composizione
Le gare su pista (400, 800, 1500 metri) sono meno esplosive dei 100, ma più interessanti dal punto di vista compositivo. L’azione si sviluppa in curva, la posizione del corpo cambia, l’espressione evolve.
Qui puoi lavorare sia con tempi rapidi per congelare, sia con un uso intelligente del panning (soprattutto sul rettilineo finale). Se fotografi da un punto fisso, cerca la luce giusta: controluce sul tardo pomeriggio, con un diaframma aperto, può restituire immagini emotive.
La vera sfida, qui, è trovare uno sfondo pulito. Nelle piste di atletica spesso ci sono cartelloni, ostacoli, giudici. Componi in modo selettivo, scegli un’inquadratura ordinata e lascia che il corpo in corsa riempia lo spazio.
Considerazioni finali
L’atletica leggera chiede al fotografo uno sguardo mobile. Nessuna disciplina si fotografa come l’altra. Ogni gesto ha il suo tempo, il suo suono, la sua direzione. Sta a chi sta dietro l’obiettivo saper leggere prima ancora di scattare.
A volte il miglior scatto non è quello più nitido, ma quello che suggerisce. Altre volte, al contrario, serve una precisione assoluta per restituire tutta la forza del gesto. Ma sempre, in ogni caso, il fotografo deve essere presente, attento, pronto.
E deve conoscere la disciplina, anche solo un po’. Perché è nella comprensione del gesto che nasce l’intuizione dello scatto.